Il lunedì di Pasqua ci ha riservato una ferale notizia: la morte di Papa Francesco.
Pur avendo conosciuto il percorso di grave malattia dei due mesi precedenti, con bollettini medici particolarmente pesanti, non ce lo aspettavamo così, per averlo visto solo il giorno prima alle funzioni della Santa Pasqua; sofferente sì ma presente alle funzioni e per avere dettato le omelie sia del Sabato Santo che della Pasqua.
Certo che tutto il mondo, ma specialmente i più deboli di questo pianeta, si sentiranno orfani di questa figura capace di attenzione e di rispetto, verso tutti, aldilà delle religioni professate.
Tra le sue importanti iniziative che il nostro mondo ricorda riveste una particolare importanza e significato l’enciclica “Laudato Sì” del 2015, che tocca anche il rapporto con la madre terra.
In questa enciclica, in una estrema sintesi che ci tocca, sono affrontati il deterioramento dell’ambiente e quello della società che colpiscono in modo speciale i più deboli del pianeta “spesso considerati un mero danno collaterale”; per questo un vero approccio ecologico deve essere anche sociale.
E la terra certo va fatta fruttificare e non va solo sfruttata, come vorrebbe la cultura cresciuta nel mondo industrializzato.
L’uomo deve essere inteso come il fattore, deve amministrare il campo, ma poi deve renderne conto al padrone, a Dio, creatore del giardino in cui viviamo.
E propone una conversione ecologica, cioè, poter modificare gli stili di vita e di consumo nella prospettiva della ecologia integrale, o più semplicemente della vera sostenibilità ambientale.
E quindi stili di vita e di consumo produttivi che siano rispettosi della terra e delle persone.
Ci mancherà questo Papa, questo grande uomo, venuto da in fondo al mondo per rendere il mondo un po’ più giusto e un po’ più rispettoso, che tanto si è speso anche contro tutte le guerre, anche se con un risultato di certo non conseguente allo sforzo profuso.
Si è celebrata martedì 22 aprile in tutto il mondo la 55a edizione dell’Earth Day, la Giornata della Terra. Occasione di sensibilizzazione sui temi ambientali, dedicata quest’anno alla transizione energetica.
Era il 22 aprile 1970 quando migliaia di persone scesero in piazza per manifestare la loro disapprovazione e inquietudine per il crescente inquinamento industriale e la mancanza di qualsiasi forma di regolamentazione che tutelasse ambiente e risorse dal disinteresse e dall’eccessivo sfruttamento, mettendo a rischio la salute dei cittadini, degli habitat e di tutto il pianeta.
Nacque così la Giornata della Terra, celebrata in tutto il mondo a ricordo di quella data. Siamo all’edizione numero 55 e nel tempo questo giorno di coinvolgimento globale si è trasformato da occasione di protesta a momento di riflessione e sensibilizzazione sui temi ambientali, andando ben oltre l’originaria espressione di malcontento per l’inquinamento di suolo, aria e acque, per accendere l’attenzione di Governi, industrie, mondo accademico e società, su questioni come i cambiamenti climatici, il dissesto idrogeologico, la cementificazione, la perdita di suolo, l’uso non sostenibile delle risorse naturali, la transizione energetica.
Questa edizione ha voluto focalizzare l’attenzione sulla necessità di un impegno di tutti verso le fonti energetiche cosiddette pulite e rinnovabili, che abbiano sempre minor impatto sul pianeta e i suoi abitanti.
Anche noi, come cittadini cacciatori, ci sentiamo investiti da questa responsabilità. Noi per primi, lo abbiamo più volte ricordato, frequentando quasi quotidianamente boschi e ambienti naturali abbiamo la percezione precisa, reale e concreta, dei cambiamenti e dei rischi che la natura corre. Contrariamente all’immagine che alcuni ne vogliono dare, i cacciatori sono da sempre attenti ai temi ambientali, alla salvaguardia della biodiversità e alla tutela di territori e delle specie selvatiche. In modo consapevole, vivo e vissuto, non limitandoci a sfogliare riviste specializzate o a parlare genericamente di “ambiente”. La caccia, quale uso sostenibile di una risorsa naturale, è riconosciuta in tutto il mondo come strumento di gestione e conservazione ambientale e della fauna.
Non possiamo quindi che unirci a quanti chiedono a Governi e Istituzioni un maggior impegno verso fonti di produzione di energia che consentano di far convivere necessità di sviluppo e benessere con il rispetto dell’ambiente e un suo stato di salute sempre migliore.
“Da parte nostra non sussiste alcuna preclusione ideologica o contrasto nei confronti delle energie rinnovabili – ha dichiarato il Presidente nazionale di Federcaccia Massimo Buconi – Noi, come cittadini e come cacciatori, utilizzatori attenti e consapevoli di una risorsa preziosa come la fauna e l’ambiente dove vive, non possiamo che perseguire il fine di un ambiente più sano e più ospitale per tutte le forme di vita, uomo compreso.
Ma i nostri territori, il nostro paesaggio, sono particolarmente delicati e meritano il massimo dell’attenzione ed è necessario trovare una sintesi fra le diverse esigenze tenendo conto anche di questo aspetto, valutando con attenzione il rapporto costi/benefici. Quindi, bene proseguire sulla strada della decarbonizzazione e della ricerca di alternative energetiche a quelle fossili, ma per raggiungere questo obbiettivo stiamo ben attenti che l’eccessivo zelo non vada a danneggiare proprio l’ambiente e i suoi complessi equilibri e tutta la fauna, cacciabile o meno che sia.
* I cacciatori di Marone e Zone organizzano con il Gruppo cinofilo bresciano il Trofeo Valli Bresciane sabato 26 aprile prova internazionale su selvaggina naturale tipica di montagna per cani inglesi in zone Monte Guglielmo iscrizioni tramite portale Enci.