Che ci sia una differenza profonda tra chi la natura la vive e chi la racconta noi lo sappiamo bene.
Negli ultimi giorni abbiamo visto circolare uno spot televisivo che, con immagini toccanti e musica struggente, dipinge la caccia come un gesto di crudeltà gratuita e superata.
La Fondazione Capellino, attraverso il marchio Almo Nature, ha lanciato una campagna intitolata “Niente giustifica la caccia”, collegandola a una petizione contro la proposta di legge che mira a riformare la normativa venatoria.
Un messaggio potente, certo, ma anche profondamente distante dalla realtà.
La caccia, quella vera, non è mai solo “giustificata”: è assolutamente necessaria.
Non lo dicono solo i cacciatori: lo affermano biologi, agronomi, enti di gestione e istituzioni europee.
È uno strumento di gestione faunistica, non certo un passatempo per nostalgici armati.
Dove la presenza umana e agricola ha alterato gli equilibri naturali e il mutamento degli habitat, si rende indispensabile un controllo responsabile delle popolazioni animali.
Non intervenire significherebbe condannare l’ambiente a squilibri sempre più gravi, e gli animali stessi a sofferenze peggiori.
Il mondo venatorio italiano è regolato da una delle legislazioni più severe d’Europa.
Ogni stagione si caccia su calendari stabiliti scientificamente, e gli eventuali prelievi, specie per la selvaggina stanziale, sono concessi solo dopo censimenti e studi.
Chi pratica la caccia è soggetto a esami, permessi, limiti, verifiche ed eventuali sanzioni.
Dietro ogni prelievo c’è un metodo, un’etica e una tradizione che si fondano sul rispetto dell’ambiente, non certo sul suo sfruttamento.
Il cacciatore che conosce e rispetta il bosco non spara “a tutto ciò che si muove”, come qualcuno vorrebbe far credere: attende, osserva, controlla, sceglie.
È parte di un sistema di gestione collettiva della biodiversità.
Sorprende, allora, che chi dice di difendere la natura si affidi a slogan che semplificano e distorcono in modo accattivante la realtà.
Sorprende ancora di più che un’azienda che produce alimenti per animali, anche con ingredienti di origine selvatica, come il cinghiale, si dichiari contraria alla caccia, cioè a quell’attività che rende possibile proprio la presenza di specie selvatiche sane e in equilibrio.
La coerenza, si sa, è un lusso che la pubblicità raramente si può permettere.
La verità è che il cacciatore non è un nemico della natura, ma un suo custode attivo.
Partecipa ai piani di monitoraggio, contribuisce alla pulizia dei boschi, segnala incendi, si occupa di ripristino ambientale e di sicurezza stradale nelle zone colpite da sovrappopolazione di ungulati, e addirittura nel caso della peste suina africana, concorre alla sua forte limitazione nella espansione.
In molte regioni italiane, senza l’apporto dei cacciatori, la gestione della fauna sarebbe impossibile, per mancanza di risorse e di personale preparato che dovrebbe essere anche pagato.
A meno che non si ritenga che togliere i cacciatori e sostituirli con eventuali cosiddetti controllori, risulterebbe foneticamente più simpatico.
La natura non si difende certo con gli spot, ma con la conoscenza, la presenza e la responsabilità.
La caccia, esercitata nel rispetto della legge e della tradizione, non toglie vita: restituisce semmai un necessario equilibrio.
E questo, chi vive davvero il bosco, le pianure, le valli ed i fiumi, lo sa bene.
Anche Royal Canin ha fatto un comunicato contro la caccia.
Rimane il fatto che vedere delle pubblicità che afferma “Niente giustifica la caccia” o è sintomo di mancanza di conoscenza di tutto quello che abbiamo scritto e fatto o è semplice posizione populista per accattivare delle simpatie che certamente il cacciatore non può pensare di attirare,
E forse, allora, è ora che anche noi proviamo a dire “Niente giustifica l’acquisto da queste ditte” e che gli eventuali acquisti di prodotti della Almo e della Royal Canin possono “nuocere gravemente alla nostra passione”.
*Continua, intanto, il passo dei migratori nelle nostre realtà con un buon transito di tordi bottacci ed anche qualche avvistamento di tordi sasselli, che fanno bene sperare anche per la fine del mese.
Grande presenza anche per le specie non cacciabili, con forte presenza di pettirossi, discreti i lucherini e fanelli, buona presenza anche di fringuelli.
Fintanto che il tempo rimane buono, ci sarà una probabile costanza di passo migratorio.
Intanto nei Comprensori alpini il prelievo dei pochi capi di tipica avifauna alpina assegnati ha portato alla chiusura del piano di abbattimento nei tempi previsti, in alcuni casi già alla prima giornata di caccia.
Mentre continua la caccia alla lepre con i segugi e quella agli ungulati all’aspetto o con avvicinamento.